Giovedì 22 Marzo, ore 15.30
Oceani e vita
Il pianeta Terra si dovrebbe chiamare Acqua. Solo il 29% della superficie del pianeta è emersa, ma le terre possono essere abitate solo come superfici. Il 99% degli habitat adatti alla vita è fatto di acqua ed è rappresentato dal volume dell’oceano globale. Le acque sono abitate dalla superficie alle massime profondità. Senza acqua la vita non è possibile e in acqua si esprime il massimo della diversità dei viventi, dagli esseri più piccoli (i virus) a quelli più grandi (le balene).
Noi umani abbiamo iniziato la nostra storia biologica come cacciatori e raccoglitori, ma oramai non esistono più popolazioni naturali di piante e animali in grado di soddisfare i nostri bisogni. Siamo diventati agricoltori e allevatori e tutto quello che viene da terra è prodotto artificialmente. In mare no. In mare siamo ancora cacciatori e raccoglitori. Prendiamo risorse da popolazioni naturali attraverso la pesca. Ma stiamo passando all’acquacoltura, come avvenne a terra migliaia di anni fa. Lo stiamo facendo perché, dopo aver distrutto le risorse naturali a terra, ora le stiamo distruggendo anche in mare. Non ce lo possiamo permettere. Se vogliamo continuare a vivere dobbiamo mantenere la nostra “casa” nello stato più naturale possibile.
Il mare funziona diversamente dalla terra, il tasso di rinnovamento delle risorse è più rapido e se ne comprendiamo il funzionamento e regoliamo i nostri prelievi in modo da assecondarlo, possiamo trarre risorse utili alla nostra sopravvivenza. Dobbiamo diminuire il nostro “peso” sul pianeta, ma non possiamo pensare di crescere numericamente all’infinito. Dovremo vivere e riprodurci responsabilmente. La possibilità di pescare in modo sostenibile sarà il termometro della condizione del pianeta.
Professore di Zoologia all’Università del Salento
Associato all’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Presidente del Consiglio Scientifico della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli. Membro dell’European Academies Scientific Advisory Council e dell’European Marine Board. Ha contribuito alla scrittura di documenti strategici per due G7 (Berlino e Tokyo), la FAO e lo SPA-RAC delle Nazioni Unite, l’Unione Europea.
I principali temi di ricerca di cui si occupa sono la Biodiversità Marina e il Funzionamento degli Ecosistemi, le Aree Marine Protette, l’Evoluzione e la Comunicazione scientifica.
Ha ricevuto importanti onorificenze quali la Grand Medaille Albert 1er for Oceanography dell’Institute Océanographique de Paris nel 2005 e la Medaglia dell’Accademia Nazionale delle Scienze per la Classe di Scienze Fisiche e Naturali nel 2017.